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Ragazze e signore scrollatevi di dosso la mistica della disoccupazione femminile

di Alessandra Servidori *

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23 MAGGIO 2009

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Noi sappiamo bene comunque che il nodo da sciogliere, per sbloccare la disoccupazione femminile si chiama anche "conciliazione": è su questo aspetto che vanno concentrate le politiche di sostegno, secondo due grandi gruppi: a) gli interventi sulla flessibilità dell'organizzazione del lavoro, tra cui spicca l'esigenza di una più ampia diffusione del part time. Nella Ue l'occupazione femminile è più elevata laddove è più ampio il ricorso al tempo parziale (nei Paesi ultimi entrati gli standard sono molto bassi). In Italia, la diffusione del lavoro a tempo parziale tra le donne si è allargata negli ultimi tempi , pur rimanendo su livelli contenuti nel confronto con taluni partner europei. Con la legge Biagi sono state introdotte delle modifiche nella disciplina del lavoro a tempo parziale al fine di accrescerne la flessibilità, mentre la legge 247/2007 ha teso a rafforzare, invece, il ruolo della contrattazione collettiva. Si noti che il lavoro a tempo parziale per le donne è volontario nel 52% dei casi e che spesso viene giudicato dalle lavoratrici come un ripiego, una sorta di male minore. Il che pone una serie di problemi da affrontare anche sul piano culturale, visto che in Paesi evoluti come il nostro – se non di più – le donne hanno un atteggiamento differente (circa il 40% delle lavoratrici, nei Paesi del Nord Europa, è impiegata a tempo parziale); e comunque abbiamo assolutamente necessità di potenziare le tipologie contrattuali flessibili (lavoro accessorio, contratto di inserimento,lavoro a progetto ecc) che consentono alle donne, con un sistemo di protezione sociale e contributivo adeguato, di conciliare tempi di vita e di lavoro.
b) le politiche di ausilio alla famiglie con bambini piccoli,anziani e non autosufficienti in particolare per quanto riguarda l'accesso ai servizi. Quanto più elevati, infatti, sono i costi di child o olderly care tanto più alto è il livello del salario di riserva ovvero quella retribuzione al di sotto della quale la donna non ha convenienza a lavorare ma preferisce occuparsi direttamente dei figli o degli anziani o disabili. Secondo la Banca d'Italia un sussidio parziale, pari al 50% del costo dei servizi, avrebbe l'effetto di aumentare di circa 10 punti il tasso di occupazione femminile. Stanno emergendo alcune linee di politiche di integrazione tra modelli integrativi di sussidiarietà per l'offerta di servizi alla persona sperimentati in Veneto, in Friuli, in Lombardia, modelli già operativi in Francia con sistemi di vaucer, in grado di creare un circolo virtuoso tra domanda di servizi e offerta di lavoro che rappresenta una valida soluzione alla conciliazione e alla contemporanea esigenza di promozione dell'occupabilità. Rimane, poi, il problema di una politica fiscale più equa, basata sul quoziente familiare. In base a tale metodo ogni contribuente è assoggettabile all'imposta sul reddito per l'insieme dei redditi e degli utili dei membri della famiglia (coniuge, figli minorenni, persone invalide conviventi). Ciò allo scopo di favorire i nuclei più numerosi, nel presupposto che l'unità impositiva più opportuna sia la famiglia e non l'individuo.

I percorsi discontinui dei lavori delle donne per le persistenti difficoltà di conciliazione del tempo di cura e di lavoro,le discriminazioni nella carriera,nell'accesso e nella remunerazione sono punti critici ben presenti nel Libro Bianco che si intersecano con altrettanti deficitari quadri delle tutele attive dei disoccupati/e che presenta servizi pubblici per l'impiego diffusamente carenti, un corpus normativo incompleto delle forme di integrazione del reddito, investimenti nella formazione iniziale e continua di dubbia efficacia. Le varie forme di sostegno al reddito non seguono cosi' un disegno di incentivazione per il rapido re-inserimento lavorativo e concorrono esse stesse ad alimentare una fiorente economia sommersa. E su questa realtà si incardina il nuovo modello di Welfare "delle opportunità e delle responsabilità" con idee e soluzioni che individuano nel territorio,nell'integrazione socio-sanitaria –assistenziale pubblica e privata, nella sostenibilità pensionistica,nel sistema di sussidiarietà degli ammortizzatori sociali,nel sistema contrattuale e bilaterale e partecipativo; nel sistema di aiuto alle imprese, nel sistema bancario, i punti di maggior rinnovamento nel quale anche il lavoro femminile trova valide risposte. L'importante è essere disponibili al cambiamento.

* Consigliera nazionale di parità

23 MAGGIO 2009
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